Ritratti & Interviste

Commissione – Parte seconda

Ciao, siamo Francesco e Misbah, ovvero la Meow Productions. Rispondiamo insieme perchè FiveObstructions, che nonostante tutto ringraziamo per lo spazio concessoci, non aveva abbastanza soldi per due diverse interviste. Che volete farci.

Commissione è un corto particolare. Successione è stato il primo esperimento: due pivelli quasi completamente nuovi al mondo del cinema, se non si conta ovviamente la passione che ci ha accompagnato fin dall’infanzia. Primo esperimento che però ci ha permesso di imparare una quantità smodata di cose, soprattutto pratiche, che sono poi quelle che la recensione di Michele nota, ovvero una sceneggiatura più precisa e una maggiore dimestichezza con il set.
Ci dà soddisfazione che siano state notate l’ironia e le battute taglienti: Commissione nasce come tributo ai film noir anni ’40, di cui sono elementi imprescindibili.

Dispiace che si consideri il tema di Successione un’ingenua storia “alla Dylan Dog”, i princìpi alla base del racconto (molto diverso dal corto che ne è stato poi tratto, ma con cui condivide almeno le tematiche) erano ben altri, e il protagonista non riceve dei superpoteri come un Peter Parker de noantri, bensì diventa la Morte stessa. E’ limitativo dire che da un grande potere derivano grandi responsabilità, quando sei ubiquo. Probabilmente il significato del racconto è stato banalizzato in fase di adattamento, ed è un peccato. Non è detto che non torneremo a rimettere le mani su Successione, un giorno; era un soggetto che ci piaceva e ci piace ancora.

Tornando a Commissione: ci piace pensare che in un mondo dove praticamente chiunque pensa che sia già stato tutto detto e scritto, non sia tanto l’idea o la storia a contare, quanto il modo in cui la si impiega e la si racconta.
L’idea di Commissione è sicuramente folgorante, ma è il modo in cui è raccontata che ha il dovere di incuriosire lo spettatore e tenerlo seduto fino al colpo di scena finale.
La metafora con i sentimenti è azzeccata: il mondo oggi è frenetico e agitato, non ha mai tempo per nulla; eppure l’amore di tempo ne richiede parecchio… Ecco allora che una freccia non può più bastare per colpire i cuori di iperattivi manager e impiegati. Serve qualcosa di più veloce, che riesca a sparare più proiettili, più velocemente, in modo da “fare numero” e avere l’opportunità di vedere come va a finire con più di una storia. Sembra cinico, ma se ci pensate un attimo in realtà si tratta solo di una banale evoluzione della società e dei rapporti interpersonali. Oppure ho appena scritto delle grosse cazzate, chissà.

Il bianco e nero era una scelta “obbligata”, dato che avevamo deciso di ricalcare lo stile noir anni ’40. Di certo non ci è dispiaciuto, in quanto amanti di quel tipo di bianco e nero. Abbiamo avuto la fortuna di disporre di un direttore della fotografia che sa il fatto suo, Luca Cesar Martino, e non dico che abbiamo raggiunto i picchi dell’espressionismo tedesco, ma penso che il suo lavoro dia parecchio all’occhio dello spettatore.

Ci dispiace anche che si consideri il passaggio al colore sul finale “un difetto”. Un difetto è un errore, qualcosa che si fa per sbaglio, o senza accorgersene. Il colore del finale di Commissione invece è legato a doppio filo all’evoluzione narrativa e allo stato d’animo del protagonista, oltre che allo stile di regia. Tutta la parte in bianco e nero coincide con la sfida che il protagonista deve vincere per non essere “licenziato” dal Boss. Narrativamente, il corto rimane in bianco e nero per tutto il tempo in cui il mistero regna, e lo spettatore capisce poco e fraintende molto.
Appena sboccia il colore, abbiamo cambiamenti drastici su tre fronti: il protagonista vince la sfida, per cui può permettersi di tirare il fiato; tira il fiato e si esibisce quindi in una dichiarazione di intenti che è del tutto estranea alla narrazione noir (in un vero noir, la risoluzione della vicenda non è mai totale per i suoi protagonisti, al limite per il solo spettatore. In pratica, sto dicendo che Commissione è solo un FINTO noir); la dichiarazione di intenti chiarisce tutti i dubbi dello spettatore e svela i misteri della storia: i protagonisti ascendono dalla loro forma umana a quella divina, e diventa subito chiaro COSA è CHI.
In pratica, il passaggio da bianco e nero a colore fa calare la maschera del corto. Una piccola aggiunta meta-narrativa. Speriamo di non risultare arroganti se ci rifiutiamo di considerarlo un difetto. :P

Su “L’ultimo Giorno” non diciamo niente perchè ci sarebbe da parlare troppo e andremmo fuori tema… Magari la prossima volta, se avremo di nuovo il piacere di essere ospitati su FiveObstructions. :)

Grazie mille per l’opportunità e ciao a tutti!

Francesco e Misbah

[Nota di FO5]: La prima parte dell’intervista.

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2 Responses to “Commissione – Parte seconda”

  1. On 30/11/2008 at 01:38 RYErnest responded with... #

    Nice post u have here :D Added to my RSS reader

Trackbacks/Pingbacks

  1. Cronache di un disadattato - 27/11/2008

    [...] stata pubblicata su Five Obstruction5 anche la nostra risposta alla recensione di Commissione scritta da Michele Coscia. Sentitevi liberi di dire la vostra qua, [...]

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