Film

Sette Anime

I have a dream. Io sogno di vedere un giorno Muccino senior dirigere Will Smith in Bad Boys 3 e, soprattutto, di veder rimpiazzato Martin Lawrence da Muccino junior. A parte avere l’indubbio effetto positivo di tenere anche il più tonto dei due fratelli finalmente lontano dall’Italia, sono sicuro che sarebbe un piccolo santo Graal del cinema paradossale. Nell’attesa di tale rivelazione mistica mi sono andato a vedere Sette Anime.

Comincerò col trattarne i pregi, in modo da lasciare disonestamente nella mente lettore più vividi i difetti alla fine della recensione, per avvallarne la mia bocciatura. Sono un genio del male, un prode discepolo di Mimun (il direttore del TG, ignoranti!). Di pregi infatti il film non è affatto sprovvisto. Si può cominciare dal più evidente, ovvero della maturità tecnica raggiunta da Muccino in terra estera: dotato di troupe più preparate e budget superiori, infatti, il suo stile visivo è rapidamente giunto a livelli molto alti. Gli manca, come sempre, un certo quid che lo possa fare arrivare all’estetismo di Sorrentino, ma tra i registi italiani è sicuramente uno dei più visivamente preparati (anche con colte citazioni all’ostico Bright future del nipponico Kiyoshi Kurosawa).

La regia ricalca alcuni topoi stilistici del regista, alcuni in maniera fin troppo pedissequa (ci sono dei carrelli su una scenografia praticamente copiata da La ricerca della felicità, piuttosto bizzarro). Quello che più mette in evidenza la sua bravura è la perizia di una efficace messa in scena raffrontata alla povertà della sceneggiatura. Se la pagina scritta del copione è qualcosa di desolantemente piatto e pieno di clichè, le scelte di Muccino (soprattutto, ahinoi, nella prima parte) sono azzeccatissime: all’inizio il lento scorrere delle scene slegate sottolineate da una continua colonna sonora sussurrata rende alla perfezione lo stato di limbo in cui galleggia il cuore del protagonista. O nella magistrale scena dell’incubo con la macchina incidentata, che rimanda all’omicido Falcone proprio del Divo di Sorrentino.

Prima di passare ai difetti fa anche piacere notare come ci sia una certa italianità non banale in alcune nicchie del film. Se la citazione al malato di cuore di De Andrè è forse stantìa (ma almeno sorprendente) è forse più azzeccato il rimando a un celebre score musicale di Morricone.

Dato a Cesare quel che è di Cesare, cominciamo a dargli anche tutto il resto. Innanzi tutto il film è incentrato su un personaggio costruito innegabilmente male e in maniera grottesca. Se sull’iperbole che sottostà al suo comportamento si potrebbe anche soprassedere con un po’ di sospensione di incredulità, di certo non si possono perdonare i piccoli comportamenti nelle scene. Will Smith infatti gigioneggia in maniera assurda su un comportamento infantile, come quei masochisti che si sentono bene nell’essere trattati male e ringraziano i propri carnefici. C’è un irritante atteggiamento da Cristo-in-croce, l’estremamente buono che tutto perdona perchè fa parte della propria redenzione. E non solo buonissimo, anche un supereroe capace di risolvere qualsiasi prolema della gente con un semplice e facilone schiocco di dita. Odioso oltre ogni umana comprensione.

Ma la cosa più ributtante del film è il suo sottotesto nazista. Le sette anime che vengono salvate vengono accuratamente scelte una per una e vagliate, spiate, pesate con attenzione. La morale di fondo insomma è il famoso “io decido chi vive e chi muore”, non c’è un donare spassionato della propria vita, ma sempre una costante affermazione che è solo un preciso modello quello da seguire, e che tutti gli altri crepino nei modi più assurdi. Anche perchè ovviamente alla fine le scelte ricardono, guardacaso, sempre e solo sui giovani e i belli.

Agli atti risulta ancora per me incomprensibile, anche se questo tema era già stato esaurito con La ricerca della felicità, di come faccia Muccino, col suo passato intellettuale ben evidente, ad accettare delle storie di stampo così Reaganiano. Io credo che non ne abbia colpa, come un ragazzo ritardato viene semplicemente abbindolato da qualcuno che gli promette che “questo sarà un film bellissimo, daidaidai”. Non trovo altra spiegazione.

Ah, e un’altra cosa. Basta. Vi prego, davvero. Basta con gli stramaledetti siparietti comici nei film drammatici affidati a un tizio qualsiasi appartenente a una minoranza etica random. Basta. BA-STA!

In chiusura rilevo come i 3 minuti migliori del film sono rappresentati dalla scena in cui scompare l’audio di fondo e le azioni di Will Smith sono sottolineate dall’esecuzione quasi completa di Feel Good dei Muse. Da godersela rigorosamente ad occhi chiusi.

Dai Will, ma che cosa mi combini? Lo so che vuoi l’Oscar a tutti i costi, ma guardati come eri.

Sei ancora così se lo vuoi, Willy. Torna a Bel Air, ti prego! Salta Willy, salta!

2 / 5

Saluti,

Michele

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3 Responses to “Sette Anime”

  1. On 19/01/2009 at 22:10 maghetta responded with... #

    :o ciiiiii con le spremute d’arancia in bicchieri di cristallo!
    Onestamente io gli avrei dato un bel 1 su 5 U_U
    Mi domando chi tra quelli che mi hanno detto “questo film fa piangere dall’inizio alla fine”, abbia realmente visto il film in questione..dal momento che, si ci sono state lascrime, ma solo da un occhio e SOLO perchè avevo dstrattamente lasciato gli occhiali da vista a casa..
    Eh insomma.. io 7 euro di biglietto li avrei spesi pr qualcos altro….
    >_<

  2. On 20/01/2009 at 15:20 Damiano responded with... #

    la serata electro era meglio di sicuro!

  3. On 20/01/2009 at 15:51 maghetta responded with... #

    :( sigh….non diiiirmelo… >_<
    :’( io infatti volevo…io…
    grrrr….
    vabbè…
    sigh sob sniff :°(

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