Trailer Fight

Trailer Fight #10: Monty Python e…

… e ci avete creduto! No, no parlerò di trailer legati alla comicità anarchica e demenziale del gruppo britannico di pazzi. Bensì quest’oggi voglio parlarvi del senso della vita. Da qui il poco ispirato tranello del titolo.

Senso della vita, racchiuso in trailer. Questa è la ricetta della prima Trailer fight del 2010:

  • Trailer
  • Film col TRAUMA
  • Film con protagonisti uomini oltre i 50
  • Film esistenziali

E questo è quanto. La Trailer fight di oggi è dedicata alla gente che invecchia e invecchiando si trova a dover rispondere, con sempre maggiore pressione addosso, a delle domande. Spesso scaturite dall’isolamento, dal non sapere perchè non si riesce a legarsi agli altri, dalla perdita di una persona cara.

A scontrarsi sono due film di due esordienti (strano come tematiche così mature e difficili abbiano contemporaneamente affascinato due registi relativamente giovani). Il primo è A single man, film di Tom Ford, di prossima uscita in Italia. All’angolo rosso invece abbiamo Crazy Heart, di Scott Cooper, dalla (per me) sconosciuta data di uscita italiana. Trailer!

A single man

Crazy heart

Cominciamo dalla parte debole e meno interessante della Trailer fight, ovvero l’ultima visione, quella di Crazy heart. Perchè parto prevenuto in maniera così feroce? Perchè fondamentalmente per questa pellicola si potrebbe già dare il giudizio definitivo di qualità del film. Alla fine del trailer, infatti, si ha la fastidiosa impressione di aver finito di veder eil film. Perchè siamo di fronte a qualcosa che uno spettatore anche solo mediamente navigato ha visto svariate volte, su grande e piccolo schermo. E’ la solita storia, in salsa country, del vecchiardo bisbetico ma buono, che si allontana e si isola dal mondo. Almeno, sullo stesso tema Van Sant con Scoprendo Forrester ci aveva messo del suo. Ma in questo caso non siamo così fortunati. C’è anche qui il classico incontro inaspettato della straclassica anima pia che pare non avere altro da fare che salvare vecchi burberi da loro stessi, questa volta incarnata dalla paffuta Maggie Gyllenhaal. Nota: quando sarò un vecchio scorbutico (e lo sarò) la prima anima pia che vedo sgambettare sul vialetto dovrà prima salutare il mio spingardino caricato a sale. Promesso. Sta di fatto che questo film sembra fatto a uso & consumo della “performance da Oscar®” del suo protagonista. Non ne ho la minima idea, ma non mi sorprenderebbe affatto se il film fosse prodotto da Jeff Bridges.

Di tutt’altra pasta il suo sfidante, A single man. Ford è al suo primo lungometraggio, ma fin dal trailer si riesce a capire che il ragazzo (‘nzomma, è del ’61) ha del talento da vedere (o forse è solo bravo a fare trailer, verificheremo in sala). Un montaggio che in due minuti dice tutto, ma lasciando l’acquolina in bocca. Si intuisce il trauma, si capisce immediatamente la situazione psicologica del suo protagonista (Colin Firth). L’incessante ticchettare lento e profondo dell’orologio scandisce la profonda crisi che il protagonista attraversa. Questa crisi è accompagnata da uno stile visivo intrigante: Ford riesce con l’occhio della telecamera a fornire una potente espressività (l’inquadratura della bambina e/o delle labra in primissimo piano che accentuano il loro rosso). Alla comparsa finale del titolo abbiamo quindi la testa piena di domande e poche, pochissime risposte. Quale sarà alla fine il ruolo di quella pistola? Le poche risposte che si possono avere riguardano la qualità, assolutamente fuori di dubbio. Anche dovessero finire lì i meriti di A single man, sono sicuro che sarà comunque un bel vedere.

Assolutamente inutile chiedersi chi trionfa in questa Trailer fight. Benvenuto Ford, Cooper rimandato a Settembre.

Saluti,

Michele

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