Ritratti & Interviste

Ritratti #1: Wilson Yip

Questo è il primo post di una nuova “rubrica” del blog, che si affianca alle altre classiche sezioni. I Ritratti di Five Obstructions assomigliano a monografie su un determinato regista. Non lo sono per il semplice motivo che sono pochi i registi di cui potrei scrivere una monografia, avendo visto solo parte dei loro film. Inoltre contengono ben poche informazioni e considerazioni sulle loro opere. Sono più volte a raccogliere sensazioni e impressioni su nomi che gravitano dietro la macchina da presa. Non sono dedicate nè a grandi maestri (poco utile incensarli), nè a esordienti veri e propri. Nascono piuttosto come occasione per soffermarsi su un particolare regista, magari meno conosciuto, che pur avendo girato molti film famosi e apprezzati non ha visto il suo nome affermarsi tra il grande pubblico come Autore.

Il primo ritratto di Five Obstructions è dedicato a Wilson Yip.

Wilson Yip è un giovane regista di Hong Kong. Il suo debutto sul grande schermo è avvenuto nella seconda metà degli anni 90, quindi ha alle spalle una carriera di poco meno che quindici anni. Il suo primo film di rilievo è Mongkok story (Mongkok è un distretto di Hong Kong e, a quanto ne so, è una tra le zone più densamente popolate della Terra, vedere per credere

).

Il primo film di lui che ho visto fu Biozombie, del 1998.

Si può facilmente notare una fortissima passione per la parodia anarchica dello zombie movie e dell’horror in generale. La guasconeria e la risata leggera sono state nel primo decennio di carriera largamente il suo marchio di fabbrica.

A questa regola sfuggirono, ad esempio, il seguente Bullets over summer (del 1999)…

… e anche Juliet in Love, forse il suo miglior film. In queste prove Yip dimostra di essere maturo, molto più di quanto le sue guasconerie lascino intendere. In entrambi i film c’è una presa di coscienza dell’estetica del brutto e dell’antispettacolare, e la messa in scena di situazioni surreali e poetiche.

Spiace però vedere che questa linea non è stata più seguita. Con 2002 Yip torna all’intrattenimento più spettacolare e parodistico.

Anche in questo caso si ride di gran gusto e con un’estrema onestà nei confronti del proprio pubblico, con una parodia del genere poliziesco/ghostbuster.

Con il 2004 arriva Leaving me, Loving you, una struggentissima e lacrimevole storia d’amore in cui non c’è posto per la sua ironia.

Un film innegabilmente ben girato, ma con poco da dire (come un post di Five Obstructions, quindi).

Il 2004 è un anno importante. E’ infatti in quell’anno che Yip entra in contatto seriamente con il mondo delle arti marziali su pellicola, dopo la pagliacciata di 2002. Si tratta di The white dragon.

Anche in questo caso l’intento dissacrante è evidente. Yip declina il classico wuxiapian con temi da commedia liceale: i danzerecci e letali protagonisti non sono altro che sciocchi e immaturi ragazzini. Un po’ come in Twilight, solo che in quel caso si prendono tutti sul serio. Almeno in questo, un punto a Yip.

Questo si rivela comunque un passaggio importante, perchè Yip non abbandonerà più il genere. Attestandosi su livelli più bassi e commerciali del suo inizio di carriera, ma rimanendo una voce comunque importante e personale nell’Hong Kong di fine decennio. Il primo della lista è Sha po lang

…che rappresenta un classicissimo poliziesco con delle coreografie ben studiate, ma di poco impatto se si è appena smaliziati e non fanatici di arti marziali.

Segue Dragon Tiger Gate.

L’intento da cinecomic è più evidente e, se vogliamo, meno banale e più personale di Sha po Lang.

L’ultimo film di Yip che ho visto è Flash point.

Brutto, sporco e cattivo. Molto simile a Sha po lang, ma a quanto mi ricordo dotato di tutt’altra malizia e di un finale decisamente migliore.

Attualmente il buon Yip sembra essersi imbrigliato in una saga. Il suo ultimo film è infatti Ip Man, che non narra la storia di un benzinaio dell’Italiana Petroli (Dio, perdonami), ma di un maestro di arti marziali del passato cinese.

Sembra un ritorno al classicissimo wuxiapian che mal fa sperare. Soprattutto perchè il suo prossimo progetto per il 2010 è proprio Ip Man 2.

Incrocio le dita per un regista orientale che non ha mai spiccato per contenuti o qualità, ma che ha sempre fatto divertire con onestà e leggerezza.

Saluti,

Michele

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