Trailer Fight

Trailer Fight #15: Claustrofobia

Ritornano dopo un paio di mesi di assenza le vostre amate trailer fight. Dato il prolungato stop, è giusto rientrare in maniera docile con temi classici cari a Five Obstructions. Direi quindi che per questa trailer fight ritorniamo su ostacoli che comprendono, guarda un po’, film horror. In particolare, gli ostacoli sono:

  • Trailer
  • Film horror
  • Trailer incentrati in un luogo ristretto

Tre ostacoli che puntano in una precisa direzione: la claustrofobia, una delle fobie più potenti e famose, al pari di aracnofobia o vertigini (ci si potrebbe fare una bella trilogia di trailer fight). I due film a contendersi i miei favori a questo giro sono lo spagnolo Buried ad opera di Rodrigo Cortés e Devil, produzione dietro la quale c’è la mano di M. Night Shyamalan (anche se non da regista).

Trailer!

Buried:

Devil:

La prima cosa che salta all’occhio e va riportata di Buried è che il trailer non si dilunga certo in particolari. E’, di fatto, un teaser e come tale più o meno va trattato. L’unica cosa legittima da aspettarsi è quindi che probabilmente Cortés non è molto intenzionato a descrivere con dovizia di particolari la vicenda che vuole raccontare. E questo non può che essere un bene, regalando al povero Ryan Reynolds sepolto nella sua bara un’aura di maggiore mistero. La seconda è che l’idea di partenza della trama e, probabilmente, il suo sviluppo, tutto possono essere tranne che originali. L’idea del sepolto vivo è stata già usata e abusata da Tarantino sia in Kill Bill che nell’episodio Grave danger che diresse per CSI (per non parlare del bellissimo Spoorloos che, se non sbaglio, è stata proprio la fonte che il buon Tarantino voleva scopiazzar… ehm omaggiare). Cortés è dunque posto di fronte al fatto che l’idea intrigante della corsa contro il tempo per la propria salvezza dalla scomoda situazione dell’essere qualche abbondante metro sotto terra non è nemmeno una citazione di seconda mano, ma bensì di terza. Essendo tutto tranne che un cineasta sprovveduto (ha girato El concursante, riuscendo ad usare in maniera insapettabilmente intelligente uno stile televisivo e, udite udite, perfino a far recitare bene uno come Leonardo Sbaraglia: applausi a scena aperta) si può star certi che Cortés sa bene in che tunnel si è andato a infilare. E, da buona talpa del cinema, credo proprio che le promesse per una bella risalita in superficie ci siano tutte.

Tale esperienza e tale passato non si possono certo annoverare nel curriculum di John Erick Dowdle, artefice di Devil. Dowdle è un regista il cui massimo contributo al cinema fino a questo momento è stato Quarantine: remake shot by shot di Rec girato esclusivamente per la mancata importazione della pellicola di Balaguerò e Plaza nella terra a stelle e strisce. Questo Devil poi è frutto di un’idea solida, estirpata da uno che il mestiere lo conosce appieno, ma che ultimamente gode di una popolarità in netto ribasso (il caro vecchio buon Sciamalaia). Ovvero: mi affido totalmente all’idea buona di uno dei registi più sottovalutati in circolazione e ci ricamo sopra qualcosa che spero di rivendere come un Il sesto senso solo un po’ più di finto splatter (che, in questi tempi così cattivi, vende sempre di più). E’ chiaro e lampante quale sarà l’enorme difetto del film. Se metto cinque persone in un luogo ristretto e ti dico che una di esse è il diavolo, ecco che si scatenerà immediatamente la caccia al whodunit per riuscire a capire in anticipo chi è il kativo kativo del film. Il tutto banalizzando, appunto, l’idea stessa del diavolo, che non si capisce come mai dovrebbe rimanere bloccato in un ascensore (vedasi uno dei tag di questo post). Stupiscimi Dowdle: è la tua unica possibilità.

Per il momento, però, preferisco andare a vedere al cinema Buried.

(Ma chi voglio prendere in giro? Andrò a vederli entrambi, come faccio sempre. E il portafoglio piange :( ).

Saluti,

Michele

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