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The Mysterious Geographic Explorations of Jasper Morello

 

Corto australiano candidato agli Oscar qualche anno or sono, The mysterious geografic exploration of Jasper Morello è un piccolo gioiello catalogabile come un’avventura steampunk. Il Jasper Morello del titolo è un maestro cartografo in grado di condurre come navigatore enormi navi volanti per mari di nuvole mai esplorate prima di allora dall’uomo.

Contrariamente a quanto sono abituato spendo in apertura due parole riguardanti la splendida qualità visiva dell’opera in questione. Non ho un occhio particolarmente abituato a cogliere i lavori di regia per sottrazione, ma davanti a una messa in scena del genere è impossibile, occhi esperti o meno, rimanere indifferenti. Vengono amalgamati tanti ingredienti stilistici normalmente usati separatamente e del tutto autosufficienti.

Si parte dagli splendidi fondali, veri e propri dipinti, che giocano con lo stile gotico dei fratelli Quay. Si passa per scelte visive (le navi, sia al loro interno che all’esterno) e narrative che strizzano l’occhio a certo steampunk nipponico, penso soprattutto al Castello errante di Howl (Miyazaki padre) e a Steamboy (Otomo). Si giunge all’animazione dei personaggi principali, una magistrale amalgama di stop motion e burattini già vista all’opera agli albori dell’arte cinematografica con Le avventure del principe Achmed, ma qua arricchita con tutta la maturità che i pionieri tedeschi non potevano avere (e comunque sia le loro scelte certo non sfigurano, vedere per credere).

E’ facile pensare che tale operazione visiva sia pericolosa come è pericoloso mescolare in una ricetta ingredienti già buoni da soli: si rischia di fare solo un grosso paciugo disgustoso. Il cuoco ai fornelli di questo corto, Anthony Lucas, invece non è caduto in maligne tentazioni da tromboni di alta cucina e ha servito un piatto gustoso e, come adesso vediamo, perfino alla temperatura giusta.

Tornando sui terreni più congeniali di soggetto e sceneggiatura infatti si scopre una scrittura solida, uno studio e un impianto di contesti che non sfigurerebbe affatto in un lungometraggio o, addirittura, una lunga serie di episodi. I trenta minuti di durata sono  riempiti di piccoli dettagli e trovate che rendono il mondo di Jasper Morello vivo e reale. Lo stesso dettaglio del viaggio della nave oltre il noto, oltre l’ultima boa galleggiante sulle nuvole che permette la comunicazione con il mondo conosciuto è archetipico e ricco di fascino. Sulla nave si respira un’aria di ultima frontiera e ultima speranza, scelte molto simili a quelle che verranno nel solidissimo e altrettanto affascinante Sunshine di Danny Boyle.

L’avventura di Jasper Morello vira su tinte di azione, di horror, di fantascienza per giungere a porre lo spettatore di fronte al dilemma classico del condannare pochi per salvarne molti. Dilemma che viene posto dalle esternazioni folli di chi ha già fatto la sua scelta per amore di una conoscenza, diversa da quella condivisa e orientata al bene comune, che risponde solo alla propria egoistica sete di potenza, nemmeno di potere. Sentirsi più conoscenti, sapere di avere una chiave di salvezza per il mondo riempie il nostro ego e perdiamo la bussola che evita di dare inizio a una strage di innocenti.

Jasper Morello va però oltre questo punto. Una volta che si arriva alla facile condanna della conoscenza fine a se stessa, comincia a indicare che tale conoscenza ha però la sua innegabile e fondamentale utilità. Per trovare il bene spesso è necessario scavare all’interno del male. E quindi per Morello è il sacrificio personale ad indicare la via da seguire perchè il guscio velenoso del lato oscuro della conoscenza non distrugga il piccolo seme di bene che in esso è racchiuso.

5 / 5

Saluti,

Michele

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