Exit Music (for a Film)

Imbrattatele

Ascolta questa incredibile playlist:



Uno stranamente abbronzato Michele riapre i battenti della sua filmica sezione parlandoci di film biografici sulla vita di pittori. Ma tutto ciò, so bene, a voi adorati lettori è abbastanza indifferente. Lo so, lo so, Exit Music è più figo ma d'altronde il dominio lo paga lui quindi, almeno per un po', stateve bboni. Il vostro buon Damiano, rilassato ed altrettanto abbronzato, infatti, questa settimana si è lasciato liberamente ispirare da questa operazione da novello Vasari, e vi propone una serie di canzoni che, proprio come dei bellissimi dipinti, "colgono l'attimo". Insomma musica visuale che, se chiudi gli occhi, sembra proprio che ci sei dentro. Luoghi e momenti che sembrano venir fuori dalle note, dalle parole e dalle atmosfere di queste canzoni. Si insomma avete capito, parlo di quelle canzoni un po'…quelle canzoni un po'…mmmh…quelle canzoni un po' così con quella faccia un po' così di noi che abbiamo visto Genova. Bando alla ciance signori, si riparte in quarta con la "Canzoni visuali che sembrano dipinti" compilation!

  • "Golden Brown" – The Stranglers: il deserto. Questa canzone è ovviamente un dipinto del deserto, magari di quei deserti moderni, tipo il paese dove è ambientato Tremors (quello si che è un film, altrochè!). Una nenia suona in lontananza come un carillon dentro a un cassetto. Qualcuno canta piano piano nella serena malinconia di quando manca un'ora al tramonto. Lo sguardo è sull'orizzonte che, ormai, non porterà più nulla in dono.
  • "Children" – Robert Miles: io non so dove mi porta questa canzone ma da qualche parte mi porta. E' sicuramente un quadro astratto, pardon Monsieur PPP, "non figurativo". Insomma uno di quei quadri che ti fanno capire tutto senza farti vedere niente. Che bella frase che ho scritto, ora vado a farmi l'aerosol col gas del fornello. Saluti.
  • "Good Vibrations" – Beach Boys: se volete sapere chi ha dato senso alla, oggi odiosissima e abusatissimi e fuoriloghissima, parola "mood": eccovi serviti. Ogni canzone di Brian Wilson e soci è un ritratto preciso, esatto, sputato e papèle papèle pieno di culi, tette, sabbia, ombrelloni, creme da sole, capelli castano-chiari, palloni gonfiabili a spicchi colorati. Signori: di più, nin zo!
  • "Drinking in LA" – Bran Van 3000: la canzone visuale per eccellenza. Per non dire una delle canzoni per eccellenza. Almeno per la mia generazione. Il dipinto è incredibilmente impressionista: sono le due del pomeriggio a Los Angeles, in un orribile baretto. Troppo caldo e siamo troppo inutili per fare qualcosa. What the hell am I doing drinking in LA at 26? L'aria impalpabile e gialla. Non c'è disegno ma solo macchie di colore indistinguibili da troppo vicino. Chiudo gli occhi e ci sono. Mamma mia.
  • "New Year's Day" – U2: la mattina di un nuovo anno è sempre un momento strano. Un nuovo inizio, una fine appena trascorsa. Per le strade non c'è nessuno. Freddo. Cielo grigio. Tutto è chiuso. Fermo. Immobile. Il dipinto è chiaro.
  • "Summer on a solitary beach" – Franco Battiato: tratta da "La voce del padrone", ovvero il disco italiano più cantato, ascoltato e venduto della storia (non è vero, ma se il mondo fosse giusto sarebbe così), questa opening song è davvero pittorica. Spiaggia solitaria, pomeriggio d'estate. Tutto qua, semplice, semplice, ma descritto nei più minimi ed intimi dettagli: il cinema all'aperto, le grand hotel Sea-Gull Magique, un grido, un minatore bruno. E d'improvviso la canzone si apre e rivela ciò che pensa un uomo che ha guardato troppo a lungo un mare sempre caldo e sempre uguale: "Mare mare mare voglio annegare / portami lontano a naufragare / via via via da queste sponde /
    portami lontano sulle onde."
  • "What else is there?" – Royksopp: alcuni dipinti di paesaggi nordici riescono inspiegabilmente a darmi i brividi ogni volta che li vedo. Il problema non è il freddo: la neve può essere caldissima, ad esempio. E' la sensazione di gelo interiore che trasmettono. Questo pluricitato (da me) pezzo dei Royksopp è proprio questo: una gelida scheggia di foreste buie e rami secchi, umidi, spezzati. Insomma: MALESSERE! Però giuro, è un bel pezzo.
  • "Chicco e Spillo" – Samuele Bersani: sono stato fin troppo etero e rarefatto in questa playlist, me ne rendo conto. Ma che ci volete fare? Anche noi duri abbiamo un cuore e, specialmente al ritorno dalle ferie, una lacrimuccia spesso solca le nostre impassibii facce da Chuck Norris. Per chiudere il dipinto di una periferia, preciso in ogni dettaglio: "Vecchi materassi,copertoni, lavandini, cessi rotti, cazzi disegnati sul palazzo del cornuto, gli africani alla stazione, l'avvocato del barbiere, ancora un altro film di Alberto Sordi alla televisione". E' evidente che è sabato e che è pomeriggio. Questo straordinario pezzo del mio paroliere preferito è però anche il ritratto di due vita e di una storia. "Figli di puttana, non ci prenderete mai!" Vai Chicco! Vai Spillo! SBAM!

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