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Family Gay

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1 - C.R.A.Z.Y.
2 - Improvvisamente l'inverno scorso
3 - Sommersturm
4 - Mysterious Skin

Prima o poi era scritto che Five Obstructions si sarebbe dedicato anche a questo argomento. Siamo impegnati nel sociale si sa, e dopo variazioni sul razzismo e compagnia bella ecco giungere la variazione incentrata sugli omosessuali. D’altronde l’ampio spazio concesso a Milk in passato lasciava ben pochi dubbi. L’omosessualità è stranamente un tema che sembra riguardare da vicino particolarmente i giovani, forse in quanto sono una categoria di persone incapaci di accettare il compromesso, del mutuo quieto vivere come gli adulti, che vengono a patti col vicino solo per evitare grane. Atteggiamento lodevole quello del compromesso, purché non sia la maschera del nuovo ghetto sociale, purché non sia il sinonimo di “vivete la vostra stranezza nel privato rinnegando voi stessi con chiunque altro”. A quel punto non ci si può più stare. E a quel punto nasce l’interesse di Five Obstructions per i film in cui sono protagonisti dei giovanissimi omosessuali.



1 - C.R.A.Z.Y.

Un film che riesce a parlare di accettazione della propria unicità e diversità senza scadere in facili morali preconfezionate su pace e tolleranza? Eccolo qua: questo C.R.A.Z.Y. canadese compie un piccolo miracolo. Riesce a tracciare un sofferto cammino interiore che passa attraverso le classiche fasi mentali (“Sono io ad essere sbagliato?”, “E’ il mondo a esserlo?”, “Che si fotta il mondo!”, eccetera).
E tale cammino viene universalizzato dalla macchina da presa di Vallée con un talento inaspettato. Fatte le dovute proporzioni, in C.R.A.Z.Y. si nota un maturo e visionario utilizzo dell’effetto speciale paragonabile a quello di un Chan-Wook in I’m a cyborg but that’s ok (paragoni pesanti quindi, mica pizza e fichi). Suggella questo paragone una delle più riuscite e memorabili scene del film: l’innalzamento al tetto della chiesta nella notte di Natale sulle note di Shympathy for the devil dei Rolling Stones.

E se il percorso interiore è fatto di dolore e sofferenza, Vallée non si dimentica mai il fatto che in fondo dietro tutte le piccole tragedie imposte dall’esterno (e l’omosessualità lo è) non c’è solo dolore, ma anche tanta ironia e voglia di vivere. Ironia che viene sbattuta in faccia all’odio ipocrita di chi vorrebbe condannarti per non si sa bene quale reato. Ironia espressa mediante alcuni scambi di battute sferzanti e una coloratissima fotografia.

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Voto (4/5):


2 - Improvvisamente l'inverno scorso

Di questo curioso documentario italiano nato da PACS, DICO e quant’altro è venuto dopo c’è molto da dire. Iniziando probabilmente da quella che mi è sembrata l’idea più intelligente che ha avuto. In pratica il documentario racconta una storia, quella dei suoi registi, nella loro indagine sulla regolamentazione delle coppie di fatto. Indagine che li riguarda molto da vicino. E la cosa migliore del film è quello di creare fondamentalmente due personaggi: il personaggio che ha voglia di libertà alla luce del sole e il personaggio che sceglie il ghetto, il fare le cose nascosti e in privato. Due mentalità attraverso cui i perseguitati ingiustamente spesso si trovano a oscillare, prima di capire quanto l’autoghettizzazione sia una subdola arma in mano a chi opprime (vedi Milk).

Non so quanto sia frutto di un’operazione studiata quanto più dei caratteri naturali dei due membri della coppia. Sta di fatto che questa scelta è un motore per la vera messa in discussione dell’omosessuale. Messa in discussione aperta e onestissima, visto l’enorme spazio concesso alle opinioni contrastanti, a coloro che non la pensano come gli autori. Un’onestà francamente rara in opere sul filone del documentario a tema modello Roger & me.
Cos’è che non va in questo film? Fondamentalmente non riesco a capirlo eppure qualcosa di sbagliato c’è. Forse le modalità distributive, forse il suo pubblico. Perché se negli intenti questo film cerca una sorta di neutralità, un dialogo, nei fatti tutto questo non avviene. Continua a essere visto in cinema nascosti, ha un pubblico di quasi soli omosessuali che riescono solo a sbertucciare l’immagine del papa. E francamente questo mi sembra un peccato.

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Voto (3/5):


3 - Sommersturm

Finalmente riesco a far uscire una recensione di un film perfettamente in tema con il periodo dell’anno che stiamo passando. Perché questo Sommersturm altro non è che quello che descrive il suo titolo: una tempesta estiva. Una di quelle cattive, che ci va giù pesante con acqua, tuoni e fulmini, ma che dura poco e lascia ancor meno conseguenze. Una tempesta che nasce dal non voler più nascondere la propria diversità e i propri sentimenti verso colui che fino ad ora è stato un “amico”.
Scenario di questa tempesta è un campeggio estivo e una gara di canottaggio. La giovanissima carne fresca che anima la vicenda sa essere sincera e onesta, così come Kreuzpaintner, il regista. E’ inutile infatti continuare ancora oggi a voler presentare l’omosessuale perfetto, privo di difetti e macchia, per indurre il pensiero che sia da accettare. Perché francamente ci se ne fa l’idea opposta, una specie di ente che continua ad essere diverso e staccato dalla normalità. Meglio scegliere la via di Sommersturm: i ragazzi omosessuali sono prima di tutto ragazzi, quindi sciocchi, immaturi, poco svegli.
E tanti luoghi comuni, che se sono nati un motivo ci sarà. Tanta ironia nei gay che affettano cetrioli, nelle battute sporche, nelle botte prese dai “veri uomini”. E anche tanta personalità visiva, con almeno un paio di scelte sicuramente memorabili (vedi il tuffo nel nero di uno dei protagonisti).

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Voto (3/5):


4 - Mysterious Skin

Se si comincia a guardare questo film avendo alle spalle, come ha fatto il sottoscritto, solo la visione di The doom generation di Gregg Araki forse si parte prevenuti. Forse solo un pochino. Diciamo che si sarebbe ben disposti a bocciare qualsiasi altro film di Araki sulla fiducia. Ci si sbaglierebbe alla grande. Mai e poi mai mi sarei aspettato tanto garbo e leggerezza da un regista come il buon Gregg, che però in questo caso riesce decisamente a stupire.
Il suo film è esplicitamente fin dall’inizio diviso in due parti, rappresentate dai suoi due protagonisti. Il momento in cui queste due parti si dividono è quello di un trauma. Le risposte a questo trauma sono diametralmente opposte. Da una parte c’è Neil, con la sua accettazione totale e sregolata di ciò che gli è accaduto. Accettazione che lo fa letteralmente innamorare di quel trauma e lo porta a vivere la sua vita nel costante rischio di ripresentarlo di fronte alla morte e alla violenza. Dall’altra c’è Brian, la rimozione totale, la costruzione di un castello di fantasie per opprimere quella stessa morte che gli cresce dentro giorno dopo giorno.
Ma alla base della rimozione totale sta sempre la voglia di conoscere e capire quel buio che rimane dentro alla tua anima. E’ necessaria una mediazione e un’interazione tra questi due estremi che possa riportare entrambi a poter vivere con maggiore serenità la loro condizione. E tutto ciò avviene nel bellissimo finale, con un monologo del personaggio di Neil da magia della sceneggiatura. E con un sottofondo musicale perfetto, che sfuma dalle canzoni natalizie a Samskeyti dei Sigur Ròs, che rivaleggia con l’Exit music di Romeo + Giulietta nella classifica delle più adatte ed evocative canzoni di chiusura di un film. Finale che qui riporto e che è quindi meglio non guardare se ancora non avete visto il film.

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Voto (5/5):




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  • Ma cosa diavolo è una variazione?

    Una variazione è un insieme di film che rispettano le condizioni (ostacoli) posti dalla variazione. Ciascun film viene recensito dal punto di vista della singola variazione. Per questo un film potrebbe far parte di una o più variazioni ed essere pertanto recensito più volte.

    E proprio a questo serve l'archivio film in cui trovate tutti i film recensiti con elencate tutte le recensioni che gli sono state dedicate