Variazioni

Terrorismo (Made in Italy)

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1 - Buongiorno, notte
2 - La meglio gioventù
3 - La Prima Linea
4 - Piazza delle cinque lune

Fare variazioni per me è diventato un motivo di vita. C’è poco da fare: trovare regole con cui rinchiudere una gabbia di oggetti con caratteristiche comuni e sviscerarli secondo un punto di vista particolare mi sta diventando naturale come il respirare. E attenzione che ho detto “oggetti” e non “film”. Infatti, se avete notato, già in passato sono uscite delle variazioni con notevoli punti in comune l’una con l’altra (al punto di essere variazioni “sequel” o “remake”: vedasi la appena conclusa doppia variazione sugli anni ’90). Proprio per questo ho deciso di cominciare salire di un livello nella gerarchia del sito e cominciare a fare variazioni di variazioni. Questo è il primo tentativo in tale direzione: una serie di variazioni sul tema del terrorismo visto ogni volta da una nazione differente. Mi intrigava particolarmente l’idea al punto da rinunciare all’ostacolo classico “film di nazionalità differenti” all’interno della variazione, ma applicato al gruppo di variazioni stesso. Perciò godetevi la variazione sul “made in”, in questo caso made in Italy. In attesa di altre nazioni con cui declinare l’aspetto del terrorismo, che contrapporranno alle nostre Brigate rosse l’IRA (Inghilterra), l’ETA (Spagna), Al-Qaeda (USA), …



1 - Buongiorno, notte

L’operazione che Bellocchio fa sul caso Moro è quello che qua sulle spiagge di Five Obstructions consideriamo cinema puro. Non è molto diverso da un remake o dall’adattamento di un libro con mezzi cinematografici. E’ una presa di elementi oggettivi, sotto gli occhi e il giudizio di tutti, e la loro tramutazione in chiave artistica, di pura espressione dell’artista che non guarda in faccia a nessuno.
Ma l’operazione è ancor più coraggiosa e dagli effetti straordinari in quanto il caso Moro non è affatto un libro o un classico del passato da modernizzare o rileggere. E’ uno dei più tristi capitoli della storia dell’Italia contemporanea: ci sono dietro fatti e speculazioni, nonché ripercussioni dalla portata difficilmente quantificabile in poche righe. Il coraggio di Bellocchio si eleva al quadrato quando egli, su soldi RAI, decide di prescindere dalla cronaca e di fare arte. La sua arte, con le sue proprie regole e il suo messaggio.
Buongiorno, notte è un manuale di cinema, di ciò che dovrebbe essere l’arte. Una freccia pura e diretta, senza se e senza ma, al cuore dello spettatore. Per provocargli emozione, pensieri e reazioni. Su tutte, spicca una colonna sonora forse non originale, ma dalle scelte straordinariamente sagge. Shine on you, crazy diamond.

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Voto (5/5):


2 - La meglio gioventù

Il logorroico film di Marco Tullio Giordana non vorrebbe trattare principalmente di terrorismo. Rappresenta un affresco gigantesco di tutto ciò che è stata l’Italia dal dopoguerra ad oggi. Un susseguirsi di vita dagli anni ’60 ad oggi intervallata dai grandi eventi della propria epoca. Spesso questi eventi sono trattati con estremo realismo, ovvero filtrati dal mass media, ma entrano comunque a fondo nella vita di due fratelli dall’opposto approccio a essa.

Alla fine Giordana rischierebbe di far diventare il proprio film un Forrest Gump italiano. C’è la stessa idea manichea di sdoppiare il proprio personaggio in modo da presentare entrambi gli approcci alla vita che dilaniavano, e dilaniano anche se in forma diversa, l’Italia in due o più correnti di pensiero apparentemente inconciliabili. Se il film si riassumesse in queste poche righe ci sarebbe poco di cui compiacersi.
Giordana invece riesce ad andare oltre. Riesce a creare, pur in mezzo a situazioni che rischiavano di diventare da operetta, un monte di vita vera. Di quella che commuove, fino all’osso. Merito anche di un Lo Cascio in stato di grazia, come ai tempi di Peppino Impastato dei Cento passi. Le scene verso la parte finale, in cui fa capolino la sua canizia, le ricordo ancora a distanza di anni come un concentrato di commozione, tenerezza e pateticità (nel senso buono del termine, il pathos). Un’opera decisamente superiore al simile 1900.

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Voto (4/5):


3 - La Prima Linea

L’immagine della piccola processione di tre macchine scassate, lungo strade dritte e immerse in una leggera nebbia padana alle porte di Padova, credo che mi rimarrà impressa a lungo nella testa. Ben rappresenta un momento dell’Italia nebuloso e surreale, in cui osservare il panorama con pretese di oggettività risultava assai difficile.
Racconta anche di un’epica certamente non positiva, ma che fa riflettere su che cosa avessero nella testa coloro che decisero di rispondere con le bombe alle bombe. De la prima linea, ben prodotto dai fratelli Dardenne di Rosetta, rimane anche un bellissimo monologo iniziale. La battuta “avevamo scambiato il tramonto per l’alba” dipinge magistralmente e con una lucidità da fare paura che cosa accadeva negli anni di piombo. Tanto più che viene pronunciata con uno sguardo fisso in camera, come in uno stato di trance di lucidità, ben interpretato da Scamarcio.

E ci si risparmi lo sbertucciamento incivile nei confronti di questo attore che messo in ruoli seri fa alla grande il suo lavoro (mi viene in mente il simile Mio fratello è figlio unico, nel quale, ahilui, purtroppo scompare di fronte al solito gigantesco Elio Germano).

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Voto (3/5):


4 - Piazza delle cinque lune

Se Buongiorno, notte pone sul caso Moro un affresco puramente artistico rinunciando alla cronaca per portare un messaggio nuovo, questo Piazza delle cinque lune opera, se vogliamo, nella direzione opposta. La chiave di lettura migliore del film sta probabilmente in come Martinelli ha deciso di dirigere la recitazione di Sutherland.
Il suo protagonista infatti è animato dalla voglia di fare luce sul caso, di sapere la verità. E con questa voglia contagia tutti coloro che gli stanno di fianco. Gli elementi per arrivare a questa verità gravitano attorno a lui: alcuni cadono nella sue mani altri no. Ma sembrano sempre a portata di mano per svelare il mistero. E’ questo il modo in cui Martinelli tratta il caso Moro: un mistero da svelare. Dietro questa concezione, la presunzione di voler raccontare, pur coi suoi dubbi e lati oscuri, la Verità.
Piazza delle cinque lune non è molto diverso dai film sul Vajont o su Barbarossa. Un concentrato di presunzione proprio nelle questioni che richiedono la massima umiltà. Un approccio dall’alto, per verità rivelata quasi divinamente, che non può non risultare stucchevole e, letteralmente, sbagliato.

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Voto (1/5):




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