Variazioni

Quando il prima sarà adesso?

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1 - Mad Max
2 - Metropolis
3 - 2001: Odissea nello spazio
4 - Fahrenheit 451

Una delle cose che più mi affascina dell’umanità è il suo rapporto con lo scorrere del tempo. E di proposito non ho detto “dell’uomo”, ma “dell’umanità”. Perché quello che mi interessa non è in realtà come il singolo percepisce lo scorrere del tempo, ma come lo fa una comunità più o meno vasta. Quello che è interessante è affrontare il famigerato “immaginario collettivo”. In particolare questo può essere fatto in due direzioni (sento il puzzo di un’altra variazione bipartita!): si può guardare alle meraviglie fantascientifiche del futuro come alla nostalgia dei bei tempi andati. Per questa variazione è la fantascienza che ci interessa. Quali sono le visioni che il cinema (sia di genere che d’autore) ha cercato di dare per prevedere il destino dell’umanità? Gang di motociclisti alla Ken il guerriero nell’epoca dell’ultraviolenza post radioattiva o incredibile sviluppo e colonizzazione dell’universo? E qual è il rapporto tra queste fantasie e ciò che realmente succederà (o è già successo)? In particolare: come l’uomo immaginava il XXI secolo in cui viviamo a più di trent’anni di distanza?



1 - Mad Max

Non sarà l’inventore del futuro post apocalittico, ma di sicuro la pellicola di George Miller, prima di una trilogia, si è ritagliata uno spazio ben più che dignitoso nell’immaginario collettivo. Non brilla praticamente per nessuna scelta originale, nemmeno nello stile, eppure la somma di tutte queste non originalità ha avuto la sua presa sul grande pubblico.
Ad esempio viene rispettato in pieno il cliché dell’uomo duro e puro devoto alla giustizia e al rispetto delle regole che decide di uscire da queste regole per ottenere la soddisfazione della vendetta dopo un enorme torto subito. Un rilettura in stile Fallout dei film con Charles Bronson, insomma. Meglio senza dubbio di pellicole bollite come Giustizia privata, in quanto almeno riesce ad inserire questo soffritto di banalità in una cornice inusuale per il genere. Ma ben lungi dal riuscire a dire qualcosa di più interessante.
D’altronde Mad Max è stata anche la pellicola che ha definitivamente lanciato Mel Gibson. Data questa considerazione, esiste forse una sola ragione per salvare il film? Ci ha condannato a sopportare Gibson come Terminator: salvation ci ha condannato a Sam Worthington: un peccato mortale.

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Voto (2/5):


2 - Metropolis

Allontanarsi così tanto dai nostri tempi significa avere per forza di cose previsioni meno precise su quali saranno i destini dell’umanità. Si parla d’altronde di quasi 90 anni: che ne sappiamo di cosa avverrà nel 2095? Tuttavia ciò che è differente investe anche linguaggi narrativi a noi particolarmente alieni. Per quanto Verne sia il padre della fantascienza, è innegabile che oggi un Viaggio sulla luna appare prima di tutto letterariamente ostico.

Di Metropolis c’è da dire che, nonostante l’avvento dei cyborg umanoidi sia ancora di là da venire, il quadro dipinto della società del XXI secolo non è tanto impreciso quanto lo si potrebbe superficialmente considerare. Lo stesso personaggio di Maria, il robot mediatore tra coloro che progettano e coloro che costruiscono (dualità eterna all’interno dell’umanità), può finalmente essere interpretato a livello metaforico. E rappresenta l’aspetto positivo che nella società moderna può avere la tecnologia che sta dietro Internet.
Perché Internet, come Maria, è fatto per la comunicazione, per la messa in comune di esperienze e punti di vista da condividere. Per la creazione di un tutto che è superiore alla somma delle sue parti complementari. Una volta che questo flusso comunicativo è in grado di dare a chi progetta una visione sul come si fanno le cose, e viceversa, uno dei grandi problemi dell’umanità può dirsi risolto. Peccato solo per l’eccesso di utopismo (non ultima l’eterna tribolazione per la difesa della net neutrality, non lontano da cosa accade attorno a Wikileaks e all’Operation Payback…).

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Voto (5/5):


3 - 2001: Odissea nello spazio

Il film di Kubrick è una pellicola sulla quale, al pari di Pulp fiction, gravita un’enorme quantità di pregiudizio e di giudizi dati un po’ troppo alla leggera. Rientra, per farla breve, in un ristretto numero di film “intoccabili”, dei quali non si può parlare male o si sarà soggetti di squadrate dall’alto verso il basso gonfie di spietato giudizio riguardo la nostra superficialità. Non che questo influenzi molto la valutazione dell’effettivo valore del film, ma è una cosa che va detta.
Anche perché riguardo a 2001 non ci si ferma generalmente nell’annoverare i suoi effettivi pregi (grandissima qualità registica, uso pionieristico e affascinante dell’effetto speciale, un’ottima sceneggiatura dotata di tanti strati di lettura quanto la Divina Commedia, …). Bisogna annoverare ogni singolo aspetto del film tra i suoi pregi. In particolare, il fan di 2001 si crogiola nel considerare anche quanto la pellicola sia piena di piccoli elementi tecnologici che si sono poi realizzati anni dopo, nei nostri tempi.

Un ben misero pregio, a mio avviso. Che accomuna il film più che a una vera occhiata d’autore sulla possibile società del futuro (il nostro presente, in questo caso stereotipato e non troppo azzeccato) a una misera raccolta di gingilli tecnologici alla Star trek. Non è prevedendo Skype o l’iPad che si dà una visione e una critica a ciò che diventeremo, e questo è ciò che 2001, tra gli infiniti altri suoi pregi, non ha volontà di fare.

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Voto (3/5):


4 - Fahrenheit 451

Questo film di Truffaut è forse la visione del futuro che più si può avvicinare a quanto effettivamente si sta realizzando. Non tanto per alcuni piccoli elementi contingenti dell’intreccio più espliciti che possono sembrare demodé, o apparenti previsioni errate, quanto per lo spirito di fondo che permea la pellicola. Fahrenheit è un film d’atmosfera, un lavoro di regia che prescinde molti dei suoi elementi narrativi per farsi diretta comunicazione con lo spettatore (e in questo supera il romanzo di Bradbury).
Del futuro rimane l’immagine in cui l’informazione e la cultura è al centro del potere. Ovviamente per manipolare la massa ed orientarla verso la sudditanza di situazioni sulle quali è illusa di non aver alcun controllo. Se nel film ciò che trionfa è il pensiero unico della televisione, non bisogna farsi ingannare e pensare che questo periodo sia scampato grazie all’illusione di potere comunicativo che ci dà il Web.
Perché è proprio il 2.0 ad essere la nuova televisione. Se dare una forma e un contenuto web orizzontale può essere come nel finale del film l’impararsi a memoria un aspetto di pluralità a immortale testimonianza per il futuro, con il nuovo Fahrenheit 3.0 ciò lo si vuole distruggere, rendendo il web uno specchio solo per l’immediato e lo stereotipo frase fatta per collezionare tanti “Mi piace”. Truffaut non poteva certo prevedere e parlare di Social web e di Facebook, ma quanto la sua televisione riesce a far suonare questo campanello d’allarme perfino ora.

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Voto (5/5):




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