Variazioni

Rookies 2009

OstacoliFilm


1 - Aspettando il sole
2 - District 9
3 - Halfway
4 - Handphone

Eccoci di nuovo a parlare di uno dei miei argomenti preferiti. No, non il mise en abyme. Il mio secondo argomento preferito. Gli inizi. Tutto è bello all’inizio. Ambizioni, grandi aspettative, promesse di originalità e innovazione. Mantenere tali promesse non è facile, ma almeno il fatto che si ha una possibilità per provare vale il tentativo fatto. Lo stesso vale in fondo anche per questo sito: all’inizio era tutto pazzo e bellissimo, ora è semplicemente pazzo :) Five Obstructions è nato nel 2008 ed era la mia novità per quell’anno. E dopo che cosa è successo? Quali sono stati i nuovi inizi del 2009? E’ esattamente questa la domanda alla quale vuole rispondere la prossima variazione. Con un occhio di riguardo a un’altra cosa che mi piace molto del cinema: la possibilità di girare per il mondo e di vedere “il nuovo inizio” da tutte le prospettive e le inquadrature culturali possibili.



1 - Aspettando il sole

Per fare un tristissimo gioco di parole con il titolo, questo è un film che proprio non ti aspetti. Se non ci fosse stato un mostro sacro come Bellocchio probabilmente con questo esordio il buon Panini si sarebbe portato a casa lo scettro del 2009. Intendiamoci: il film non è un capolavoro assoluto, di ben altra caratura era, ad esempio, l’esordio di Sorrentino. Quindi non sto celebrando la nascita di chissà quale grande autore italiano. Ma un bravo cineasta, questo sì.
I personaggi di Panini animano uno sperduto hotel/capannone della periferia in una notte come tante altre. Ciò che è affascinante e sensibile nell’occhio del nostro esordiente è la facilità con cui riesce a dare un aspetto crepuscolare al suo film. Ci si trova ad abitare con essi in una terra di mezzo, senza un vero scopo se non quello di “passare la nottata”. Un’umanità un po’ allo sbando, un po’ persa, un po’ senza motivo.
Un po’ come il film stesso può rapportarsi alla cinematografia italiana contemporanea. I suoi personaggi non sono altro che registi e autori che si trovano in un albergo decadente, corroso dall’interno da termiti sciocche e spietate. Autori il cui unico scopo è aspettare il sole: mezzi e sensibilità con cui esprimersi in un mercato meno chiuso alla novità. Il fatto che qualcuno ci riesca non esclude che in molti siano persi in questo limbo.

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Voto (3/5):


2 - District 9

Blomkamp è riuscito a fare ciò che quasi tutti gli autori sognano: poter esordire con ingenti finanziamenti, mezzi a volontà e con il progetto che si porta avanti da sempre. Un po’ come se Tarantino fosse riuscito ad esordire immediatamente e direttamente con Pulp fiction, per intenderci. District 9 infatti è la versione ricca e lunga del suo Alive in Joburg, cortometraggio eccellente e assai promettente.

Si può dire che il regista sudafricano sia riuscito a pieno nel suo intento? Analizzando il film si possono trovare moltissimi elementi positivi. La realizzazione tecnica è al limite del perfetto, gli effetti visivi sono spettacolari, così come le scene d’azione. La sceneggiatura, figlia diretta del cortometraggio d’esordio, è originale al punto da consegnarli la palma del miglior film di fantascienza d’azione del 2009. Sì, è un successo professionale. Ma dubito che sia un successo personale.
Alive in Joburg aveva più idee nei pochi minuti che aveva a disposizione. Il suo essere un cortometraggio gli dava dei limiti, ma entro quei limiti giocava alla perfezione. In District 9 il dover avere un ampio respiro genera alcuni cortocircuiti (la divisione tra umani e alieni cercata per tutto il film, il non perfetto amalgamarsi dei molteplici punti di vista sulla trama, …) che ne minano le basi.

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Voto (3/5):


3 - Halfway

La giapponese Kitagawa pensava di trovarsi le spalle ben coperte per il suo esordio al lungometraggio. La pellicola narra la storia di una coppia di amici del liceo che presto vedrà la separazione, in quanto Shu, da sempre amore di Hiro, ha deciso di trasferirsi a Tokyo per l’università. Hiro arriverà a chiedergli di non partire per non perderlo. Spalle coperte perché la sua sceneggiatura è stata firmata da Iwai Shunji, che da Ghost soup sembra sia nato per scrivere e dirigere storie del genere.
Il film non riesce a funzionare appieno. Kitagawa arranca scena dopo scena, ingarbugliandosi in un ginepraio dal quale non riesce ad uscire senza una abbondante e scontata dose di banalità giapponesizzanti assortite. E fa impressione dover annotare, accigliati, che probabilmente la colpa maggiore non è sua. E’ proprio l’ingarbugliata sceneggiatura di Iwai a fare acqua da tutte le parti. E questo, al buon Shunji, è ben difficile da perdonare.

Non sono quindi da imputare alla Kitagawa le peggiori pecche di un film che non riesce a convincere o a far provare empatia per i propri protagonisti. La sua macchina da presa non è comunque capace di operare tale piccola magia, e lascia ben pochi spazi a speranze per il futuro.

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Voto (2/5):


4 - Handphone

Può un film essere salvato dai suoi ultimi quindici minuti? Questa sembra essere una domanda ricorrente nella Corea del Sud. In questo mercato cinematografico, infatti, è facile trovare molti esordienti alle prese con grandi produzioni, anche di genere. Un mercato esploso agli inizi del decennio scorso sia per la qualità (Oldboy) che per i grandi blockbuster (2009: Lost memories) che per l’intersezione tra i due precedenti insiemi (The host).
Tuttavia in quest’esplosione è molto comune vedere dei progetti abbastanza standardizzati in molti aspetti: recitazione, regia (sempre di altissimo livello, ma poco variegata e poco dedita a riletture personali, proprio come in questo Handphone) e passaggi di sceneggiatura. Ed è proprio questo il punto peggiore di Handphone. Il film dura abbondantemente più di due ore e per queste due ore i due protagonisti non fanno altro che farsi i dispetti. Giuro: quella che dovrebbe essere una sfida sanguinosa tra due uomini uniti e messi contro puramente dal caso sembra una baruffa dell’asilo.
Alla fine si scopre il motivo per cui è stato girato il film, cosa che era assolutamente incomprensibile per tutta la durata della pellicola, con il money shot finale. Il problema di Handphone è che si regge solo su due idee: quella iniziale non è molto originale e quella finale sarebbe anche in grado di farvi saltare sulla sedia, se non vi foste addormentati un’ora e mezza prima…

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Voto (2/5):




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