Variazioni

Anche gli angeli mangiano riso

OstacoliFilm


1 - Born to fight
2 - Terremoto nel Bronx
3 - Chocolate
4 - The protector

Tra i film che rispettano i primi due ostacoli proposti questa settimana ci sono fondamentalmente due tipi di approcci. C’è da una parte l’approccio filosofical-serioso “alla Bruce Lee” (anche se non è veramente presente in tutti i suoi film, ne L’Urlo di Chen terrorizza anche l’occidente non si può dire che si prenda troppo sul serio) riscontrabile ad esempio in Matrix. E poi dall’altra parte c’è l’approccio che a me piace chiamare “alla Terence Hill”, ovvero quel mucchio di film assurdi senza una vera trama in cui anche le coreografie sono principalmente volte al non prendiamoci troppo sul serio. Bene: con il terzo ostacolo è proprio su questi film che voglio puntare, giusto per alleggerire un po’ l’intellettualismo che si respira da queste parti.



1 - Born to fight

Ci sono tizi che combattono sul tetto di due tir e vi cascano in mezzo passando con la testa a venti centimetri dalle ruote. Ci sono ragazzine alte un metro e una formica di traverso prendere a thai-ginocchiate dei terroristi armati di mitra (e rincarare la dose con delle sane pedate dietro la nuca eh!). C’è un tizio che si butta a capofitto con una moto in mezzo alle fiamme. Un altro che mena i stronzi con un paio di legni arroventati.

C’è una sottospecie di Kitano-karateka che nessun cinefilo può esimersi dal vedere. C’è la “Gomitata su ‘a capoccia” © (marchio registrato da Tony Jaa, tutti i diritti riservati). C’è un tizio senza una gamba che combatte come manco uno dei peggio ceffi da capoeira. C’è un terrorista che viene letteralmente spalmato dentro un enorme vaso. Perchè accade tutto ciò? Boh!
Comunque sia il film secondo gli ostacoli del non prendersi troppo sul serio perde su tutta la linea, perchè è troppo evidente quanto regia e sceneggiatura si prendano eccessivamente sul serio. Soprattutto, noto in chiusura, con la vita dei poveri stuntman: se riuscite a trovare in giro un backstage guardatelo e vi renderete conto di quanto paia impossibile che in Thailandia non muoiano due dozzine di stuntmen l’anno.

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Voto (1/5):


2 - Terremoto nel Bronx

Chiamare Jackie Chan “erede” di Terence Hill è quanto mai inappropriato, perchè l’oramai inciccionito funambolo dagli occhi a mandorla ha alle sue spalle una carriera sterminata che comincia come protagonista già negli anni ’70 (ad esempio con Drunken master o l’originale FaceOff) e come comparsa addirittura prima (nel leggendario A touch of zen e in svariati film con Bruce Lee). Si può quindi dire che il Keung di questo film sia un fratellino minore di Trinità o una perfetta spalla di Bud Spencer in Altrimenti ci arrabbiamo.
Quello che accomuna i due ragazzi che ci conquistano con la simpatia dei loro cazzottoni è un uso fantasioso dell’ambiente circostante. Tutto attorno a loro è un’arma e viene usato per ridicolizzare l’avversario, da un carrello della spesa a uno sci. C’è ovviamente un significato profondo in tutto questo, una splendida metafora con la quale si sussurra allo spettatore che anche nelle situazioni più nere c’è sempre una soluzione a portata di mano, che mai bisogna dispera…

Ok basta: Jackie Chan è divertente perchè mena forte e lo fa con fantasia. E’ stato anche abbastanza intelligente nella sua carriera da non farsi coinvolgere quasi mai in lavori gestiti completamente da stranieri: il suo gongfupian è tipicamente di Hong Kong e fuori da Hong Kong ha poco senso. Anche Terremoto nel Bronx è di fatto una produzione orientale e questa recensione ha parlato in generale di Jackie Chan in quanto questo film segna di fatto in maniera caratteristica tutti i suoi altri lavori.

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Voto (3/5):


3 - Chocolate

Immaginate che una simpatica vecchina vi debba dei soldi che le servono per coprire le sue spese mediche. Immaginate di essere dei creditori brutti sporchi e cattivi. Immaginate che a chiedere una proroga o l’annullamento del debito vengano da voi due Thailandesi: un tizio qualunque un po’ tontolone e una ragazza autistica che peserà al massimo cinquanta kili. Per di più costoro girano per i bassifondi di Bangkok IN VESPA. Beh siete creditori brutti sporchi e cattivi no? Che altro potete farvi se non una risata?

E invece è meglio stare attenti. Perchè, come ci insegnano tutti i film, gli autistici hanno i superpoteri. Questa in particolare essendo cresciuta sopra una palestra di Thaiboxe ripetendo gli esercizi che vede è diventata un’esperta di arti marziali (!) in grado di fermare i coltelli che le lanciano contro senza guardare.

Il baraccone, per quanto abbastanza delirante e senza senso, non funziona però nemmeno per un secondo. Innanzi tutto non si capisce lo scarso impegno nel trovare il pretesto per scatenare la caciara: sembra quasi un serioso incitamento alla prepotenza. Inoltre le citazioni a Bruce Lee, sia quelle esplicite (la visione del film alla televisione e la lotta con gli urletti nel ghiaccio) che quelle implicite (la sottospecie di torneo finale con i vari stili di combattimento), sono solo irritanti e per nulla efficaci.

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Voto (1/5):


4 - The protector

Come richiesto dalla variazione, in questo film si raggiungono le vette mondiali di semplicità della trama. A un tizio rubano un elefante (!) e questa cosa lo fa talmente incazzare da prendere un aereo per Sydney e riempire di botte chiunque gli passi a tiro. Fine. Giuro: non succede davvero altro.

Con questo film Tony Jaa (Ong-bak) si dichiara esplicitamente un figlio di Jackie Chan (vedi il cameo di quest’ultimo all’aeroporto). La fisicità esplosiva di questo ragazzo viene mostrata lungo tutta la durata del film senza che ci sia veramente spazio per altro. Anche in questo caso il film soffre un po’ della mancanza di originalità (c’è il solito siparietto alla Bruce Lee sul “torneo” tra combattenti di provenienze diverse, ma Nathan Jones non regge il confronto con Abdul-Jabbar) e di una regia approssimativa.

Lungi dall’irritante triplo rallenti ostentato di Ong-bak, Pinkaew cade in uno stile tecnico pesantemente presuntuoso. Il lungo piano sequenza è si affascinante e testimone di una bravura incredibile, ma è innegabilmente molto più noioso di un combattimento classico in quanto perde la possibilità di sottolineare la coreografia con il montaggio. In chiusura a un massacro di un’ora e venti (sarei curioso di vedere la versione originale con quasi mezz’ora di più) non ci si può trattenere dall’esplodere di risate alla battuta conclusiva del film: “Noi Thailandesi amiamo la pace… E’ che non sopportiamo i prepotenti”. Bella per te, Pinkaew!

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Voto (2/5):




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  • Ma cosa diavolo è una variazione?

    Una variazione è un insieme di film che rispettano le condizioni (ostacoli) posti dalla variazione. Ciascun film viene recensito dal punto di vista della singola variazione. Per questo un film potrebbe far parte di una o più variazioni ed essere pertanto recensito più volte.

    E proprio a questo serve l'archivio film in cui trovate tutti i film recensiti con elencate tutte le recensioni che gli sono state dedicate