Variazioni

Western-non-Western

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1 - Serenity
2 - Sukiyaki western Django
3 - Cemento armato
4 - Cowboy bebop

Belli gli ostacoli della prossima variazione non c’è che dire. Sono quelle pensate che lì per lì ti fanno sentire un genio e poi un colossale idiota. Ma pazienza, ormai se state leggendo queste righe vuol dire che un’intelligenza superiore (o nel mio caso, probabilmente, inferiore) ha dato l’imprimatur. E quindi si deve ballare: questa variazione parla di film non western che in realtà però sono dei western. Ovvero film che a livello narrativo raccontano una realtà (vera o di finzione) molto lontana da quella dei coloni statunitensi, ma che in fondo sotto questa maschera ne rispettano cliché e stilemi espressivi. Alla fine non imbroglio nemmeno più di tanto, perché il western, nato dall’occidentalizzazione dei film di samurai, racchiude in sé significati e mezzi espressivi che non sono mai passati di moda, al contrario dell’ambientazione vera e propria (che tuttavia di questi tempi comincia a rinascere).



1 - Serenity

Il primo (e per ora unico) lungometraggio di Joss Whedon rappresenta la frontiera più avanzata e affascinante della fantascienza del XXI secolo. Inserendo i propri personaggi in un western affatto tecnologico, fatto di rapine in banca e risse nei saloon, riesce a creare un mondo convincente e incredibilmente attuale. Si può ben dire che facendo la media tra l’ambientazione futuristica e gli stilemi western il risultato sia una splendida storia attuale.

Protagonisti della vicenda sono dei simpatici briganti capitanati dallo straordinario Malcom Reynolds (interpretato da un Nathan Fillion in stato di grazia). Questo manipolo di burberi ma buoni anti-eroi è inserito in una enorme gradazione di grigi che caratterizza le azioni di tutti gli attori della vicenda. E’ impossibile stabilire davvero una gerarchia tra “buoni” e “cattivi” perché tutti a modo loro perseguono ciò che ritengono più giusto e non è facile capire dove questo “giusto” davvero si collochi. Il “cattivo” sceriffo infatti mantiene per tutta la pellicola un comportamento esemplare per il suo ruolo di rappresentante della giustizia, convinto dei propri ideali.

E, soprattutto, i briganti, le prostitute, i piloti e i capitani di stanza sulla scassata navicella Serenity sono personaggi veri, con pregi ma soprattutto difetti e necessità di personaggi veri. Sono datati e rimasti legati a un vecchio mondo fatto di alcool e cavalcate come i loro dirimpettai del Mucchio selvaggio. Ben lontani dai damerini e le maschere piatte di Star Wars e Star Trek, immersi in una finzione palese, che ha funzionato molto bene fino agli anni ’80, ma ormai oggi sterile e fastidiosa.

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Voto (4/5):


2 - Sukiyaki western Django

Se il western parte da Kurosawa, si può dire che il suo punto di arrivo attuale sia Miike. Il folle regista giapponese ha deciso con questo film di invertire la direzione classica di questo genere e di portare pistoleri e bovari nel medioevo Giapponese. Ovviamente il giocoso caleidoscopio di citazioni non si ferma qui, in quanto la trama di Sukiyaki lo rende praticamente un remake di La sfida del samurai e Per un pugno di dollari.

D’altronde il sukiyaki di cui è ghiotto il Ringo interpretato da Tarantino (una parte molto più sfaccettata e importante di un semplice cameo) non sono altro che l’equivalente giapponese degli spaghetti di Sergio Leone. Purtroppo a Miike gli alti budget fanno male, ed è veramente brutto affiancargli il nome di uno dei massimi esponenti cinematografici, in questo caso. Perché le atmosfere barocche e iper-saturate di questo film richiamano più gli eccessi e i difetti dell’Hero di Yimou, e anche il livello di intrattenimento non riesce a garantire una piena soddisfazione allo spettatore.

E’ invece ben più riuscito come prequel dell’eccessivo e non del tutto soddisfacente Django targato Corbucci/Deodato, con il quale condivide una certa perplessità sulla morale del film. Non ci si meravigli se questo paragrafo è zeppo di rimandi e citazioni: è proprio nelle intenzioni di Miike realizzare questo pasticcio postmoderno. La presenza di Tarantino e l’amicizia con l’Eli Roth di Hostel infatti non sono avvenimenti che passano senza causare degli effetti.

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Voto (2/5):


3 - Cemento armato

Cemento armato non è altro che La notte prima degli esami versione western (o noir, se Martani ne fosse stato capace). A parità di cast e quasi di regia (regista e sceneggiatore si sono infatti scambiati di ruolo) Cemento armato trasla il suo genere da commedia a poliziesco serioso. Il cattivone Faletti non è altro che una versione moderna, cementata appunto, del classico latifondista del vecchio west, che guardando la vallata ha il solo desiderio di impossessarsi di tutti quei piccoli ranch condotti con tanto amore dalle piccole famiglie.
Il film pecca clamorosamente sul gradino del ridicolo involontario. Sia perché prende come suo cowboy Vaporidis, che dovrebbe rivestire i panni dell’eroe bello e dannato ma con la sua facciotta pulita conferisce a tutte le sue azioni un’aria di assoluto nonsense (esempio: per far vedere quanto è ribelle il nostro Nicolas passa in un ingorgo sul raccordo anulare col suo motorino e decide di… spaccare gli specchietti delle auto in sosta a pedate! Tu sì che sei un ribelle vero, si vede che ti chiamano Er Teribbile). Sia perché la sceneggiatura è qualcosa di mostruoso.
Si nota infatti un’enorme forzatura per dare a dialoghi e azioni prive di fascino un tono solenne, tipico dello spaghetti western alla Leone. Purtroppo non bastano un paio di citazioni dal vecchio west. Non bastano le frasi da duro in bocca a Faletti (“Questa volta ha rotto lo specchietto sbagliato!”, uhhh che paura). Non bastano i cliché dello stupro della donna del buono (tra l’altro realizzata con uno dei buchi di sceneggiatura più catastrofici del cinema: la maggior parte delle vicende accade completamente per caso). Non basta la memoria infamante di un padre e un eroico duello finale. Gli attori e la storia di Cemento armato non smettono mai di essere quello che sono: una congrega di burini che si rigano la macchina per un parcheggio rubato sulla Tiburtina.

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Voto (1/5):


4 - Cowboy bebop

Il film tratto dall’omonima serie vede il cacciatore di taglie Spike braccare un pericoloso terrorista, aiutato da un gruppo di amici che quasi mai riesce a rimanere assieme per più di poche scene. Se andiamo ad analizzare il lungometraggio ci si rende conto di quanto sia pesante il fardello dell’ottima serie da cui è tratto.
La storia del nostro bounty killer è infatti appassionante e farcita di evocative cavalcate a bordo di futuristici cavalli tra lune e grattacieli hi-tech, duelli all’ultimo sangue (e oltre), enigmi filosofici, vendette da soldato abbandonato (un classico da guerra di secessione!) e cacce all’uomo. Eppure si resta comunque con l’amaro in bocca. Senza nemmeno averne chiaro il motivo: l’azione quando viene messa in campo è appagante e carica di adrenalina, mentre pause e dialoghi sono arguti e stimolanti.
La spiegazione è abbastanza semplice. Spesso quando si fa un adattamento cinematografico di una serie si cade facilmente nel tranello della semplice realizzazione di un episodio di due ore. Questo è tristemente vero per Cowboy Bebop. E il problema è che questo episodio lungo non è nemmeno particolarmente interessante nell’ottica della serie. Se fosse stato inserito nei 26 episodi regolari non sarebbe stato altro che un filler, un riempitivo. Ovvero in pratica i personaggi sono costantemente immersi in qualcosa che sembrano reputare normale, di routine, una normale cavalcata nelle lande del west, e questo non riesce ad emozionare lo spettatore, a farlo stare in ansia per la loro sorte, a intrattenerlo.

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Voto (3/5):




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  • Ma cosa diavolo è una variazione?

    Una variazione è un insieme di film che rispettano le condizioni (ostacoli) posti dalla variazione. Ciascun film viene recensito dal punto di vista della singola variazione. Per questo un film potrebbe far parte di una o più variazioni ed essere pertanto recensito più volte.

    E proprio a questo serve l'archivio film in cui trovate tutti i film recensiti con elencate tutte le recensioni che gli sono state dedicate