Variazioni

Lust for life: The importance of being idle

OstacoliFilm


1 - Control
2 - Ray
3 - Last Days
4 - Velvet Goldmine
5 - Piano, solo

Noi di Five Obstructions siamo impegnati nel musicale, è facile intuirlo. L’esperienza di qualche settimana fa del farmi anche la playlist musicale legata alla variazione mi ha fatto venire in mente: “Ehi è divertente, perchè non farlo più spesso?”. Ma è dura la vita di noi malati di mente deviati: mai che ci piaccia la soluzione più semplice. E allora qual è stata la brillante idea? Farò una playlist musicale di film. Ovvero la prossima variazione è composta da film che cercano di catturare un’anima musicale, uno ciascuno degli spiriti irrequieti che hanno animato l’arte delle sette note nel ventesimo secolo. Lascio fuori per questo i documentari: non mi interessano i documenti oggettivi ma i ritratti artistici di una personalità che cercano di rispecchiarne anche lo stile, ovvero film che sono rock, sono jazz, sono punk, sono glam.



1 - Control

Fate un esperimento. Prendete uno qualsiasi dei fotogrammi che compongono questo film. Uno a caso, anche il più insignificante. Passatelo a un amico un po’ appassionato di rock senza dirgli da dove viene quella foto e chiedetegli: “Che gruppo musicale ti fa venire in mente?”. Io ho fatto un paio di prove. E la risposta è sempre stata la stessa. “I Joy Division”.

D’altronde dietro alla macchina da presa di questo Control non c’è una persona qualunque. C’è il grande Anton Corbijn il genio visivo che sta dietro alle produzioni più fortunate di un gruppo semisconosciuto come i Depeche Mode. Il fatto è che questo film sprizza da ogni poro lo spirito che ha contraddistinto in ogni singola nota la troppo breve storia di un’icona come l’anima dei Joy Division. Se Ian Curtis fosse stato fatto di celluloide, sarebbe Control.

Tutto in questa durata limitata urla “Joy Division”. Un bianco e nero usato come se fosse un colore psichedelico estratto direttamente a forza dal 1976, i tempi dilatati alternati alle scene dei concerti che sono un crescendo sempre più disperato verso le crisi epilettiche, gli episodi chiave di una vita che è già leggenda. E’ un film realizzato talmente bene da portarti davvero a pensare che mai nessuno potrà più essere così: Interpol o Editors potranno essere tecnicamente più bravi od orecchiabili, ma nessuno sembra poter essere in grado di sprigionare il fuoco sacro che da Curtis è sceso nelle mani e negli occhi di Anton Corbijn.

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Voto (5/5):


2 - Ray

Perchè guardare Ray? Francamente non mi viene in mente nessun motivo. Il film interpretato da Jamie Foxx infatti si può riassumere con poche, spersonalizzanti, parole. “La vita di Ray Charles dagli inizi nei bar fino alla sua morte. In mezzo i successi”. Capirete anche voi che è un po’ troppo poco. Non c’è in questo film assolutamente nulla in più che potete trovare aprendo una sua biografia.

Il fatto è che il film manca nell’abc basilare della creazione del pathos. E’ un accavvallarsi di “cose che succedono” senza che queste “cose” siano sottolineate né con uno spirito stilistico affine alle opere di Ray Charles né con una qualsiasi altra trovata di regia, fotografia o sceneggiatura. C’è un certo tentativo, un abbozzo nei flashback dell’infanzia di Ray, ma è francamente troppo poco. Gli eventi scorrono sullo schermo e non si riesce a provare empatia, partecipazione.
Si ha in pratica la fastidiosa impressione che la personalità di cui si dovrebbe ammirare il ritratto sia lì per caso. Che questo ritratto non abbia alcuna pennellata o intuizione artistica, ma sia una fototessera. Tutto è troppo impersonale, oggettivo. E allora, francamente, per capire meglio chi è Ray Charles preferisco farmi un’idea ascoltando la sua musica.

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Voto (2/5):


3 - Last Days

La vita di un’icona degli anni ’90 come Kurt Cobain ritratta da un’icona vivente del cinema del ventunesimo secolo. Ogni opera di Gus Van Sant invoglia a leccarsi i baffi, ma in questo caso se ne hanno veramente tutte le ragioni del mondo.

Il regista di film come Gerry e Will Hunting riesce infatti a trovare la chiave di lettura giusta di quello che è essenzialmente un film grunge. Il disordine mentale, il corpo e la vita trasandate, annebbiate, offuscate sono messi in scena in maniera altrettanto magistralmente confusa e contundente. Per fare un esempio dell’annebbiamento visivo a cui è sottoposto lo spettatore basti pensare ai dialoghi surreali e apparentemente non sense, che svicolano volontariamente da quello che lo spettatore bramerebbe come snodo del film. O i pensieri sussurrati senza un filo logico di Kurt. O ancora il viso del protagonista, che è costantemente celato a chi gli si para davanti, e si mostra in tutta la sua pienezza solo quando l’idea del suicidio finalmente viene alla luce.

A Van Sant non interessa “analizzare” una mente ma sintetizzarla, esprimere con poche forti immagini i suoi pensieri. Ed ecco che nella scena in cui Cobain guarda la televisione si manifesta uno dei tanti chiodi che si sono infilzati nella sua bara: dei finti-rapper neri al guinzaglio dei media, un simbolo della rabbia contro le convenzioni che viene addomesticato, masticato e sputato a forma di conformistico Backstreet Boy.

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Voto (5/5):


4 - Velvet Goldmine

So bene che Velvet Goldmine non è espressamente la biografia di David Bowie o, addirittura, di Iggy Pop. Eppure non sono riuscito a trattenermi dal forzare le regole della variazione per includerlo. Perchè questo è un puro glam-film, eccessivo fino al midollo, ma d’altronde come dice sempre una mia amica “Se non è eccessivo allora non è glam”. Questo è effettivamente qualcosa che mette in difficoltà il mio gusto personale, ma visto dall’esterno non si può che dare atto a regia e tutto il comparto tecnico di aver svolto il più eccellente dei lavori.

Tutto è infatti dove deve essere. Scenografie, sceneggiature ammiccanti all’estetismo di Oscar Wilde, interpretazioni (sublime Rhys Thomas, ma lo è altrettanto Bale in un ruolo difficilissimo che rischia di passare inosservato in mezzo a tutti quei lustrini), colonna sonora. A tal proposito invito a scoprire il gruppo dei Venus in furs: dietro la citazione ai Velvet Underground stanno nomi giganteschi come Radiohead, Suede e altri.
A questo punto mi chiedo: è davvero necessario che il protagonista del film non si chiami David Bowie? O che non siano rappresentati dei momenti chiave della sua esistenza? Francamente ritengo di no. In fondo la domanda che mi spinge a rispondere in questa maniera è: che senso ha lamentarsi se un ritratto non somiglia al tuo corpo quando somiglia alla tua anima?

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Voto (4/5):


5 - Piano, solo

Piano solo traduce nei problemi del cinema italiano gli stessi difetti che animano la produzione di
Ray, il film sulla vita di Ray Charles. Come nel film americano, infatti, quello che viene presentato rasenta tutti i difetti di una cinematografia senza idee. Se Ray è spersonalizzante, Piano solo non riesce nemmeno per un attimo a scrollarsi di dosso l’identità da “film italiano”.
Come in molte produzioni di fiction italiane riguardanti “personaggi celebri”, infatti, si assiste a una messa in scena stereotipata degli eventi. In altre parole quello che si vede è la classica storia di “amore” o “sentimenti forti” che viene narrata in ben più della metà delle produzioni nostrane. Il fatto che i personaggi si chiamino Luca Flores piuttosto che Garibaldi cambia leggermente le scenografie e due o tre fatti biografici di controno, ma il nodo della vicenda, quello che interessa allo spettatore, è sempre rappresentato dalle solite due o tre banalità.
Non c’è nulla di Flores in questo film insomma, a parte nome e cognome, problemi mentali e suicidio. E tutto questo nonostante un’interpretazione anche abbastanza convincente da parte di Kim Rossi Stuart. Ci sono invece le storie d’amore tormentate, i pianti nelle stanze, i drammoni pubblici, i Traumi. Ma francamente non credo che Flores si meritasse un racconto della sua vita made by Ozpetek à la Un giorno perfetto.

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Voto (2/5):




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  • Ma cosa diavolo è una variazione?

    Una variazione è un insieme di film che rispettano le condizioni (ostacoli) posti dalla variazione. Ciascun film viene recensito dal punto di vista della singola variazione. Per questo un film potrebbe far parte di una o più variazioni ed essere pertanto recensito più volte.

    E proprio a questo serve l'archivio film in cui trovate tutti i film recensiti con elencate tutte le recensioni che gli sono state dedicate